E così eravamo rimasti ai due poeti che "assediano" la mefitica imponente città di Dite. Negato il lasciapassare dai diavoli di frontiera, Virgilio ha fatto un esposto all'ambasciata del Regno dei Cieli ed è in attesa di un non ben identificato "messo celeste".
Malcela però
con un "non detto" una certa insicurezza, che ovviamente fa
tremare le ginocchia al nostro pavido fiorentino. Pur a noi
converrà vincer la punga – cominciò el – se non...
Ecco
i tipici puntini di sospensione del figurato "mordersi la
lingua". Intuiamo come Virgilio si trattenga dal dire qualcosa
di troppo, per non intimorire ulteriormente il già lagnosissimo
Dante. Ma questi invece coglie appieno il repentino cambio di rotta
del suo vate: "I’ vidi ben sì com’ei ricoperse |
lo cominciar con l’altro che poi venne, | che fur parole a le prime
diverse".
Non gliela fai
mica a un campione di dietrologia.
Ed ecco che
Dante per rompere il ghiaccio o ingannare l'attesa fa una domanda
delle sue al buon Marone: ma in 'sto postaccio infame, ci finiscono
solo quelli dei peggiori bar di Caracas o c'è finito anche qualche
povero limbota (limbasco? limbegiano?), uno di quelli che hanno la sola colpa di esser nati
prima di Cristo?
Sospiro di
Virgilio. Scuotimento di testa. In un western sarebbe "sputo a terra e occhi al
cielo" (ma qui sotto, gli occhi vanno al massimo alle volte del soffitto infernale). Insomma, un assist bello e buono per l'oratore e i suoi racconti.
Dante qui
mette un indizio narrativo per certificare al lettore
l'esperienza di Virgilio, il quale all'Inferno c'era già stato,
seppure in circostanze "magiche".
Flashback:
Eritone, strega negromante dell'Antica Grecia, riceveva per
appuntamento al sepolcro. Un giorno qualcuno le chiese una predizione
e lei come di consueto invocò un morto per il suo vaticinio.
"Pronto, Agenzia Guide Infernali? Mi portate sto morto qui,
grazie. Che? Sciopero delle guide? Oh cacchio. No, dai, come faccio
adesso? Non potete mandare un apprendista?". Ecco spiegata la prima hell's mission virgiliana.
Ma come nelle più classiche delle commedie demenziali (mi viene in mente la scenetta della tipa prolissa che induce al suicidio tutti i suoi vicini di posto ne "L'aereo più pazzo del mondo") a un certo
punto ecco un altro di quei risvolti faceti, quelle situazioni
ordinariamente comiche che questa Commedia dissemina qui e là come
coriandoli tra le pietre preziose. Virgilio continua a raccontare facendo foggia del suo eloquio ma
Dante smette di ascoltare (E altro disse, ma non l’ho a mente),
distratto dalla trucida apparizione delle tre Furie.
Queste –
Megera, Tisifone e Aletto, tridente d'attacco dell'Atletico Dite –
cominciano a canzonare pesantemente Dante. La minaccia di chiamare
Medusa per pietrificarlo mi sembra infatti più una boutade,
seguendo una logica che provo ora ad esprimere.
I diavoli
guardiani, le furie, un po' tutte le creature infernali ringhiano e
abbaiano al vivente Dante, ma non mordono. Non possono mordere. A
volte basta una battuta di Virgilio per zittirli, bastano due (o quattro) mani
sugli occhi e non guardarli. Nei casi più ostinati come la ripicca
dei diavoli alle mura di Dite, basta la verghetta del messo celeste
per spalancare i loro pesanti portali.
La consapevole
inferiorità delle creature infernali le rende pericolose come i
draghi cinesi di cartapesta. La loro mostruosità è in fondo
caricaturale, sono marionette riottose.
L'arrivo del
messo celeste appare rombante come quello di un supereroe, come la
carica della cavalleria nordista, ma lui non ha per niente l'aura
eroica. Ha dipinto in faccia lo scazzo dell'intervenuto controvoglia,
di quello che non ha tempo da
perdere dietro a 'ste minchiate (sembiante d'omo cui altra
cura stringa e morda). Ecco un
altro di quei "coriandoli" di cui parlavo.
Infine,
questo canto affascinante si conclude con l'ingresso a Dite, città
sepolcrale e desolata disseminata di tombe scoperchiate dove cuociono
– a diverso grado di cottura a seconda del peccato – gli
eresiarchi, ovvero la ridda di profeti e ciarlatani di sette ed
eresie. Un fritto
misto transconfessionale.
***
Cosa ci siam lasciati dietro:
Canto I: L'Altro Viaggio
Canto II: L'impedito nella piaggia diserta
Canto III: Dentro a le segrete cose
Canto IV: Il castello dalle sette mura
Canto V: Francesca e Paolo
Canto VI: Da Cerbero a Pluto
Canto VII: Paperone, Rockerduck e la rissa ai fanghi termali
Canto VIII: Due bulli sullo Stige
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Cosa ci siam lasciati dietro:
Canto I: L'Altro Viaggio
Canto II: L'impedito nella piaggia diserta
Canto III: Dentro a le segrete cose
Canto IV: Il castello dalle sette mura
Canto V: Francesca e Paolo
Canto VI: Da Cerbero a Pluto
Canto VII: Paperone, Rockerduck e la rissa ai fanghi termali
Canto VIII: Due bulli sullo Stige
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