lunedì 9 novembre 2015

Top 100 FILM da vedere (dal n. 37 al n. 35)



37. Il mucchio selvaggio (1969) di Sam Peckinpah


Epico western, tra generosi zampilli di sangue e musica mariachi. Il manipolo guidato dall'impassibile William Holden è sostanzialmente un gruppo di falliti, che trova il riscatto finale nell'estremo sacrificio, naturalmente affogato in un bagno di sangue da guinness dei primati. Nell'annoso confronto con il western di Leone, Peckinpah ha dalla sua la verosimiglianza e soprattutto l'azione, laddove invece non raggiunge - a mio avviso - la poesia e l'ironia del regista italiano. Eppure sotto la scorza della spietatezza anche i suoi eroi hanno un fascino crepuscolare, più asciutto ma ugualmente struggente. Non è un paese per vecchi? Oh, sì, eccome se lo è! Holden e Borgnine avranno anche la pelle avvizzita, ma la vendono cara, molto cara.

36. Baby Doll (1956) di Elia Kazan


Incantevole ambientazione dixie per questa black comedy di Kazan tratta dalla penna amara di Tennessee Williams, una sorta di prototipo lolitesco. Una carica erotica che non sfuggì ovviamente alla stolidissima Legion of Decency, tratteggiata invece con garbo e stupefacente delicatezza dal regista in sequenze memorabili come il lungo dialogo di seduzione tra i campi e la "casa stregata". Si può percepire nella recitazione il famoso "metodo Stanislavskij", mutuato dall'Actor's Studio, per cui gli attori si immedesimano nel personaggio dopo un complesso lavoro di psicotecnica; Karl Malden straripante, un esordio perfetto per Eli Wallach aspro ma romantico 'wop' (termine dispregiativo per definire gli italiani in USA; il personaggio di Silva Vacarro nell'edizione italiana diventa sivigliano); magnifica la ninfa bionda Caroll Baker con le sue risate argentine e i suoi singhiozzi, ma il personaggio che buca lo schermo rimane quello della stralunata aunt Rose - interpretata da un'adorabile Mildred Dunnock - che serve gli spinaci crudi perchè ha dimenticato di accendere i fuochi e va a trovare i degenti all'ospedale solo per mangiare i loro cioccolatini.
Fotografia semplicemente da urlo di Boris Kaufman.

35. Duello a Berlino (1943) di M. Powell & E. Pressburger

Straordinaria commedia drammatica frutto del più felice sodalizio artistico del cinema british. Una storia d'amicizia virile e inossidabile tra un ufficiale inglese ed uno tedesco, coraggiosa breccia nel muro di ostilità tra due nazioni che se le sono date di santa ragione a inizio secolo scorso; questa bellissima "anomalia" storica non passò inosservata, facendo piovere forti critiche nazionaliste (siamo nel '42, in pieno conflitto mondiale) alla premiata ditta Powell & Pressburger. Sceneggiatura e scenografia danzano in una stupenda combinazione artistica, dai colori scuri e ricchi degli interni rococò al cupo e desolato orizzonte di guerra nelle Fiandre, disegnato dal pennello dello stesso Pressburger in un bozzetto che finì perfino appeso alla Royal Academy. Indimenticabili interpretazioni per il trio al centro scena, con una leggiadra Deborah Kerr, un placido e nobile Anton Walbrook ed un superbo Roger Livesey dal timbro franco e baritonale. Consigliatissima la visione in lingua originale.

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