10. Il buio oltre la siepe
(1962) di Robert Mulligan
Capolavoro firmato da Robert
Mulligan, colonna portante del "buon cinema" hollywoodiano, quello
che per intenderci si è messo di traverso rispetto alle angherie della storia,
nello specifico ad una società che negli anni sessanta era ancora profondamente
segregazionista. Dal romanzo di Harper Lee non si poteva trarre di meglio;
l'interpretazione di Gregory Peck è una delle cose più belle passate sugli
schermi d'ogni tempo, immortale nella sua compostezza fiera, paterna, autorevole.
Splendida l'atmosfera di mistero che accompagna l'infanzia dei fratellini
Finch, adorabile l'amico tappetto con i braghini e la evve moscia Dill,
interpretato da John Megna, personaggio basato sulla figura di Truman Capote.
9. Casablanca (1942) di
Michael Curtiz
Io amo il cinema classico. Potrei
finire così, con un commento lapidario, perchè tanto il mio è innamoramento,
non critica cinematografica. Ma vorrei ad ogni modo raccomandarvi di passare
prima o dopo da queste parti, in questa umida Casablanca a prendere un drink
dal suo immortale "Rick Café Americaine" con le sue volute di fumo
sulle languide note di "As time goes by". La stupenda, leggera
finezza di Curtiz, che percorre ogni dettaglio dell'esotica scenografia e
stringe su primi piani marmorei; forse la più felice sintesi cinematografica
mai esistita ha radunato amore, guerra, storia, spionaggio, eroismo, jazz,
Parigi, Humphrey Bogart e le sue piccole sigarette bianche, Ingrid Bergman e i
suoi sguardi da cerbiatta, Claude Rains e quei furbi baffetti, gli occhi inquieti
di Peter Lorre e uno scrigno infinito di altre meraviglie, tutte da riscoprire.
8. Blade Runner (1982) di
Ridley Scott
Ti lascia a bocca aperta, e ti
riempie il cuore di malinconia. E' un viaggio nella metropoli futuribile più
affascinante e misteriosa che Hollywood abbia saputo creare; una Los Angeles
buia, piovosa, fumosa, compressa e immensa, pullulante di take-away cinesi,
goticamente tecnologica, un gioco di neon ed antri bui, luci fluorescenti in
una atmosfera malsana, quasi tropicale, dove suoni e canti orientali si fondono
con del vecchio jazz e spot pubblicitari vengono scanditi da altoparlanti
militareschi. Non poteva esserci una miglior resa dell'immaginario di Dick,
della sua entropia lisergica, dei suoi mondi e dei suoi personaggi sempre al
confine tra torpore e veglia, tra senno e follia, tra realtà e incubo. Non
poteva esserci un Rutger Hauer più crudamente poetico e disperante. Di questo
gigantesco spettrale luna park uscito dal genio di Ridley Scott, conserverò
sempre nella mente un posto tutto particolare per l'attico di J.F. Sebastian e
le sue creature che sembrano uscite da un quadro di Bosch. Da brividi
l'atletica e feroce Daryl Hannah.
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